Il premier italiano Mario Draghi ha commentato la situazione in Ucraina, definendola una delle crisi più gravi della storia europea.
La guerra in Ucraina è ormai in atto da più di due mesi, con l’esercito russo che non sembra voler arretrare nemmeno di un millimetro. Sebbene Kiev ormai sembri impossibile da raggiungere, Putin vuole continuare ad attaccare la patria di Zelensky. Il premier italiano Mario Draghi, a Strasburgo, ha parlato della situazione in Ucraina, definendola una delle crisi più gravi nella storia dell’Unione europea. Queste le parole del premier.
Le parole del presidente del Consiglio
“La guerra in Ucraina pone l’Unione europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica. E che avviene mentre i nostri Paesi sono ancora alle prese con le conseguenze della maggiore emergenza sanitaria degli ultimi cento anni”. Queste le parole di Mario Draghi al Parlamento europeo.
Il presidente ha inoltre continuato: “L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione europea: la pace nel nostro continente”, che si basa anche “sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi”. Draghi ha inoltre aggiunto: “Dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste”.
Il premier ha inoltre parlato dei dati relativi al conflitto: “Dall’inizio del conflitto, circa 5,3 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina verso l’Unione europea – soprattutto donne e bambini. È più del doppio del numero di rifugiati presenti nell’Unione alla fine del 2020 – circa 2,5 milioni. L’Italia crede nei valori europei dell’accoglienza e della solidarietà. Abbiamo accolto oltre 105.000 rifugiati ucraini, grazie alla generosità delle famiglie, dei volontari, delle organizzazioni non governative – a cui va il mio più profondo ringraziamento. Altri Paesi – tra cui Polonia, Romania, Germania, Slovacchia– hanno fatto sforzi ancora maggiori”.
Draghi ha dunque concluso parlando del fatto che “molti rifugiati vogliono ritornare presto a casa e alcuni hanno già iniziato a farlo. Tuttavia, non sappiamo in che modo evolverà il conflitto, né quanto durerà. Dobbiamo essere pronti a dare continuità al nostro slancio iniziale di accoglienza perché i rifugiati ucraini si integrino al meglio nelle nostre società”. Queste le parole del premier italiano.